Come era stato detto in un altro topic, nel 2004 ho avuto la fortuna di fare un viaggio in Giappone, dove ho soggiornato per circa 20 giorni, ad agosto, tra Tokyo, Kyoto e Osaka.
In quel lungo ma breve periodo ho vissuto come i miei amici giapponesi, guidati da loro nelle loro abitudini del tempo libero, ed essendo amici otaku (ovviamente
) ho fatto molte (ma non tutte purtroppo...) di quelle cose che un otaku italiano avrebbe voluto e potuto fare.
Sperando di non annoiarvi, in questo topic mi accingerò a raccontarvi ("a puntate", dato tutto quello che c'è da dire...) questa mia esperienza di viaggio, che per certi versi, essendo un "fai da te", è stato talvolta anche molto "avventuroso" e affronta aspetti che nei normali resoconti "turistici" non sono quasi mai considerati
A me fa davvero molto piacere ricordare e “condividere” quella fantastica esperienza, e spero che molte info, curiosità e “dritte” potranno essere utili anche a chi vorrà andare in Giappone in futuro
Ah dimenticavo...ovviamente, per commenti, dubbi, curiosità, perplessità o qualunque cosa vi salti in mente, scrivete pure!!! ** STEP 1 - I PREPARATIVI ** Può forse sembrare strano cominciare da così lontano, ma in realtà la parte più importante per chi decide di andare in Giappone è proprio questa. Del resto, stiamo andando dall’altra parte del mondo, mica dietro l’angolo, quindi non possiamo rischiare di trascurare nulla...
Una mia amica (tra l’altro cosplayer), che ogni anno, beata lei, si reca in Giappone, mi propose in quell’occasione di accompagnarla. Quale modo migliore di inaugurare i miei primi stipendi? E così ovviamente accettai e, sotto le sue direttive, cominciai a organizzare tutto il necessario.
Ovviamente
la prima cosa a cui pensare era il volo, che è tra l’altro la spesa più grossa e quella su cui sperare di risparmiare quanto più possibile...
Premetto che il viaggio era previsto per agosto, quando si tiene il
"Comiket" (contrazione di Comics Market, la più grande fiera del fumetto giapponese).
Tuttavia, per essere sicuri di beccare qualche buona offerta, cominciammo a cercare voli da prenotare già da maggio/giugno.
Non sono aggiornata sui prezzi attuali, ma all’epoca un viaggio poteva arrivare a costare anche più di 1000 euro, ma molto meno se si riusciva a trovare l’offerta giusta.
Sfortunatamente
per chi parte da Palermo non esistono voli diretti per il Giappone, e bisogna necessariamente partire da Roma o altrove, quindi bisogna calcolare anche le spese per il volo di collegamento.
Paradossalmente, nel mio caso, era più conveniente fare scalo a Parigi che a Roma (perchè in Francia c’era un’offerta molto buona), e quindi prenotai un biglietto A/R Palermo-Parigi e Parigi-Giappone (Tokyo all’andata, Osaka al ritorno).
Costo totale circa 850 euro.
La mia amica, non palermitana, avrebbe invece preso un altro volo con altri orari e ci saremmo incontrate direttamente a Narita, l’aeroporto di Tokyo.
Stabilito come arrivare,
bisognava assicurarsi un tetto sopra la testa...per Osaka, dove saremmo stati una settimana, non avremmo avuto problemi di pernottamento in quanto ci ospitava una ragazza giapponese che conosceva la mia amica...ma a Tokyo, dove saremmo stati circa 10 giorni, dovevamo necessariamente affittare una stanza.
E qui cominciano i primi problemi per il “turista fai da te”... Tokyo come alberghi è decisamente cara, anche perchè specula un po’ sui turisti...
Esistono però degli alloggi molto più economici, chiamati
"mansion", che altro non sono che microappartamenti comprendenti una stanza tuttofare con letti e tavolini ribaltabili, angolo cottura, armadio a muro, bagno sfruttato in ogni minimo millimetro e parete attrezzata piena di cose utilissime, tra cui il mitico bollitore per i comodissimi (e buoni) ramen precotti
Questi appartamenti tuttavia sono riservati in genere ai giapponesi, ma se un giapponese ti “raccomanda”, diciamo così, permettono anche ai gaijin (gli stranieri occidentali) di alloggiarvi: e questo fu appunto il nostro caso
L’alloggio nella mansion era pensato per accogliere due persone, costava circa 4.000 yen (sui 30 euro col cambio dell’epoca) per notte a testa, e prevedeva un affitto minimo in “moduli” di una settimana. A questa cifra vanno aggiunte le spese di acqua e luce, conteggiate a parte, e una caparra che cmq viene restituita alla fine (dopo avere controllato che non siano stati fatti danni).
Al piano terra c’è una reception che di notte è chiusa, ma non esistono limiti di orario per entrare e uscire. E’ proprio come affittare un miniappartamento con portineria (quindi non vi faranno le pulizie in camera ma siete totalmente autonomi), e considerati i prezzi di Tokyo, vi assicuro che ci state di lusso
Poichè siamo state a Tokyo più di una settimana, nei giorni che “sforavano” abbiamo prenotato un
ryokan economico, ovvero un albergo tradizionale (quello coi futon per intenderci), che, nonostante fosse molto meno accessoriato della mansion costava di più...circa 43 euro a notte per una stanza minuscola, un bagno, un armadio a muro, una tv e 2 futon...ma si vive una volta sola e poi era sempre più a buon mercato degli hotel...^^”
Aereo prenotato...dove dormire prenotato...cosa manca, direte voi?
Semplice:
come spostarsi A Tokyo la macchina non la usa quasi nessuno, se non i “pezzi grossi”...i taxi poi vi dissanguano...molto diffusa è la bicicletta (soprattutto tra le signore di una certa età
), ma sicuramente il modo più normale di spostarsi è quello di utilizzare
la linea metropolitana, che è labirintica ma molto efficiente.
Ovviamente fare ogni volta i singoli biglietti (che sono “usa e getta”) è poco pratico e conveniente; non parliamo poi del costo dello
shinkansen (il treno monorotaia ultrarapido che collega Tokyo a Osaka) che avremmo dovuto prendere alla fine del nostro soggiorno a Tokyo...morale: conviene procurarsi un vero e proprio abbonamento ferroviario per turisti chiamato
"RAIL PASS", che consente ai viaggiatori di effettuare spostamenti illimitati sulle linee della rete JR, sugli autobus e sui traghetti convenzionati.
Si tratta di una sbrilluccicosa tessera di cartoncino che potete vedere qui sotto a dimensioni reali:
Questo Rail Pass deve essere acquistato fuori dal Giappone, nel proprio paese di origine, e quindi prima di partire: esistono Rail Pass da 7, 14 o 30 giorni, e in Italia va richiesto contattando la Jalpak, l’agenzia giapponese che se ne occupa (qua in Italia è solo a Milano e a Roma); fornite i dati che chiedono, pagate la cifra che sarà calcolata in base al cambio monetario della settimana, e vi verrà spedito a casa tramite corriere.
In Giappone poi lo si convertirà nel pass vero e proprio, decidendo da che giorno farlo partire.
Un pass per 14 giorni costa quasi 300 euro (io all’epoca lo feci da 7 giorni, pagando circa 200 euro), ma se considerate che con lo shinkansen percorrete in 5 ORE un tragitto pari a Palermo-Milano (20 ore di treno qui in Italia), e che questo pass lo utilizzerete continuamente, il prezzo non vi sembrerà più così esagerato...
Qui va fatta una piccola precisazione:
la rete metropolitana giapponese è composta da due categorie: le linee “statali” (come appunto la JR), con treni molto frequenti (circa ogni 3-5 minuti O_O)
e quelle “private”, meno frequenti ma che che servono a collegare le zone un po’ più periferiche (prevedono biglietti di costo ridotto non compresi nel railpass),...
Cmq, dopo un primo momento di smarrimento (non fosse altro perchè non tutti i nomi delle stazioni sono scritti in romaji...-.-“), una volta che vi sarete impadroniti della carta della metropolitana, Rail Pass alla mano, non vi fermerà più nessuno
Tirando le somme, quindi, ho speso, come
BUDGET DI PARTENZA, per un viaggio di circa 20 giorni (considerate che però 7 giorni ho pernottato GRATIS dalla mia amica):
- Aereo: 850 euro circa (Andata: Palermo-Parigi + Parigi-Tokyo; Ritorno: Osaka-Parigi + Parigi-Palermo)
- 30 euro x 7 giorni alla Mansion = 210 euro circa
- 43 euro x 3 giorni in Ryokan = 129 euro circa
- Rail Pass: 200 euro circa (1 settimana), 300 euro circa (14 giorni)
Insomma...calcolatevi 1600-1800 euro solo “di necessità” (e bene deve andare)...aggiungete i viveri, gli svaghi, i biglietti extra per accedere a luoghi particolari e, non ultimi, i souvenir (che per il 90% dovrete spedirvi per posta – e non sono pochi spiccioli - perchè il peso delle valigie, a persona, è max 30 kg complessivi e su questo sono fiscalissimi...).
Diciamo quindi che con 2500-3000 euro ci dovreste rientrare comodamente, quindi se non li avete e volete partire, cominciate a risparmiare per raggiungere almeno questa cifra
Nota: le cifre che vi ho messo sono quelle del 2004, e il cambio era di 1 euro = 135 yen...adesso è un po’ meno vantaggioso, ma le cifre non dovrebbero sfasare di moltissimo.
Questa parte è stata piuttosto "tecnica", e magari vi avrà annoiato, ma fondamentale...
La prossima volta vi racconterò del viaggio e dell’arrivo in terra nipponica
-----------------------------------------EDIT: IL PASSAPORTOL’avevo dato per scontato, ma
va decisamente aggiunto ai PREPARATIVI DI PARTENZA!!
Il passaporto
va richiesto con molto anticipo: i tempi per riceverlo sono spesso piuttosto lunghi, non meno di 40 giorni dalla richiesta, ma so di gente che ha aspettato 2 mesi
.
I passaporti che fanno adesso sono chiamati elettronici, ma sono sempre cartacei a 32 pagine: la differenza coi vecchi è un piccolo chip dentro la prima pagina, e hanno una durata di 10 anni.
Il costo è di circa 84 euro (tra versamento e marca da bollo, da consegnare al ritiro del passaporto stesso), e generalmente si fa in questura.
Si può farlo cmq anche alla posta (ma a quanto pare i tempi si allungano un po’ rispetto alla questura e bisogna pagare inoltre altri 20 euro di “spese di servizio”
).
Su
http://www.poliziadistato.it/pds/cittadino...aporto/pas2.htm trovate info su come e dove presentare la richiesta.
------------------------------------------**STEP 2 - PARTENZA E ARRIVO**- Primi approcci col Giappone - Ed eccoci dunque giunti alla data fatidica: 7 agosto 2004, con rientro per il 24.
Messi da parte biglietti, RailPass e PASSAPORTO (vedi l’EDIT al post precedente), preparo
la valigia dove, oltre al necessario per un viaggio di 18 giorni in piena estate (considerate che
la temperatura è molto simile alla nostra), ho fatto attenzione a non dimenticare:
- i
regali da portare agli amici giapponesi, impacchettati sfiziosamente (per loro il regalo è sacro, e la confezione ancora di più
)
- i “testi sacri”, che consiglio anche a voi di procurarvi: una
guida sul Giappone, indispensabile per il turista fai-da-te, e, soprattutto, il
dizionario e il prontuario tascabili italiano-giapponese...inoltre per precauzione avevo anche un dizionario tascabile di inglese (che io parlo mooooolto stentatamente, purtroppo -.-)
Sorvolo sulla trafila aeroportuale da Palermo a Parigi, e mi accingo a raccontarvi il mio primo “contatto virtuale” col Giappone, cioè quello sull’enorme
aereo intercontinentale che da Parigi mi avrebbe fatto arrivare a Tokyo e su cui avrei trascorso ben
13 ore di volo (poichè faceva uno scalo...i diretti impiegano in media 11/12 ore)...Eppure, il viaggio devo ammettere che non l’ho sentito particolarmente, incredibile ma vero.
La partenza è avvenuta infatti all’incirca alle 21:00 di sera, e la prima cosa da fare è stata mettersi comodi in una delle 3 file dell’aereo: io fortunatamente ero dalla parte del finestrino. Dico “fortunatamente” perchè così ho avuto l’occasione di assistere ad uno spettacolo davvero suggestivo e quasi impressionante, ovvero quello di vedere dall’alto le
immense nuvole ghiacciate della Siberia. In quel momento per la prima volta ho forse realmente percepito il fatto che stavo andando davvero dall’altra parte del mondo...
A parte questo, il viaggio è stato davvero rilassante...in ogni postazione si trovavano un plaid, un cuscino, delle pantofole, una mascherina per gli occhi e dei tappi per le orecchie, ma anche degli auricolari collegabili a un minitelevisore che trasmetteva diversi canali da scegliere, tra cui alcuni di film (sottotitolati in inglese), alcuni di musica suddivisi per genere, uno con le previsioni del tempo e persino dei canali con giochi interattivi tipo “chi vuol esser miliardario”...ma la cosa più interessante era sicuramente
la “cucina” dell’aereo, dove, ogni volta che si voleva, era possibile rifocillarsi con varie cose, dai gelati ai tramezzini agli
udon istantanei (una sorta di ramen, ma con delle fettuccine spesse al posto degli spaghetti) dal brodo profumatissimo...bastava andare lì, e delle hostess gentilissime erano pronte a soddisfare le richieste anche alle ore più impensabili...inutile dire che da quelle parti il viavai era instancabile...
Sempre a proposito di cibo, l'indomani ovviamente era previsto il
pranzo a bordo, che poteva essere, a scelta, normale o all’orientale, tipo bento: credo sia superfluo precisare quale ho preso
Mentre i nostri nipponici “vicini di sedia” si mettevano a proprio agio come solo i giapponesi sanno fare, preparandosi ad una sana dormita, ovviamente noi “turisti” abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare sul velivolo, finchè la stanchezza ha avuto il sopravvento anche su di noi...
L’indomani finalmente siamo atterrati a
Narita, il gigantesco aeroporto di Tokyo, dove col
fusorario di 7 ore (in realtà il fusorario è di 8 ore, ma quando c’è l’ora legale si calcola un’ora in meno) erano le 17:00 circa. Praticamente, quindi una giornata se n’era andata in modo indolore, tra dormire e svaghi vari sull’aereo...
Molto meno indolore invece sarebbe stato il mio arrivo a Tokyo città...
Innanzitutto bisognava andare a farsi fare il
visto per il soggiorno in Giappone, che per turismo non può superare i 3 mesi.
Per fare questo i viaggiatori non giapponesi vengono deviati da un’altra parte, e messi in una coda lunghissima ma ordinata: quella è stata ufficialmente la prima coda giapponese in cui mi imbattevo, e sarebbe stata la prima di tante altre che mi sarei trovata a fare praticamente ovunque per tutto il resto del viaggio...
Compilato il modulo apposito e applicato il visto sul passaporto, ci rechiamo a prendere i bagagli, che dovevano poi passare per la
dogana...e lì cominciano i primi guai: nella valigia infatti c’erano i regali “impacchettati” che apparivano sospetti...
Hanno cominciato dunque a farmi un mezzo interrogatorio cercando di farsi spiegare cosa contenessero, e fin qui tutto nella norma...peccato però che sia il mio inglese che il loro facesse vagamente schifo...
Fortunatamente qualcuno ha tirato fuori un catalogo illustrato che serviva proprio a potere indicare col dito ciò che non si sapeva dire a voce e abbiamo risolto così...avevo cmq appena appreso una lezione importantissima, cioè che alla fine
il grezzissimo metodo comunicativo alla “io Tarzan, tu Jane” si sarebbe rivelato spesso il più efficace...
Superata la dogana mi sentivo dunque finalmente libera da ogni peso...là fuori avrei finalmente trovato la mia amica e non avrei avuto più problemi...ma quando il destino ci si mette, c’è poco da fare...
Dopo quasi un’ora, resami conto che ad aspettarmi NON C’ERA NESSUNO, nel mio cervello cominciano ad affollarsi vari pensieri...
- che fine avesse fatto la mia amica (ovvero se le fosse successo qualcosa)
- se si fosse dimenticata di venirmi a prendere (e a quel punto qualcosa gliela avrei fatta accadere io, appena l’avessi rintracciata
)
- come rintracciare la mia amica o, almeno, l’hotel
- come arrivare a Tokyo e all’hotel se non fossi riuscita a rintracciare la mia amica...
Prima di imbarcarmi in questa avventura (il termine, credetemi, si rivelerà appropriato) penso di darmi una rinfrescata in uno dei bagni dell’aeroporto...e lì per la prima (e stranamente UNICA) volta vedo i famosi
bagni giapponesi tutti tecnologici Tralascio i dettagli per ovvi motivi, ma cmq vi assicuro che dei bagni pubblici tanto puliti e soprattutto efficienti non li avevo visti...c’era persino, in ogni bagno, un mobile trasformista che diventava all’occorrenza addirittura un fasciatoio per neonati, e v’ho detto tutto
A questo punto mi reco nel primo
chiosco tuttofare che incontro, uguale a quelli che si trovano praticamente in tutte le stazioni metropolitane giapponesi...si tratta di chioschi simili alle nostre edicole, che vendono letteralmente di tutto, dai biglietti ai giornali, dalle sigarette ai piccoli gadget, dagli snack alle bevande, rigorosamente prelevabili dagli onnipresenti distributori automatici.
Mi procuro quindi una
scheda telefonica, adocchio una cabina, e da quel momento mi rendo conto che le cose non sarebbero state così facili come speravo...
Appena inserita la scheda, una voce automatica IN GIAPPONESE comincia infatti a parlarmi, dicendo qualcosa di incomprensibile (almeno per me)...provo a ignorarla, componendo ugualmente il numero dell’hotel, ma la voce aggiunge qualcos’altro e mi fa cadere la linea...
Scoprirò solo molti giorni dopo, grazie ad un amico giapponese, che in Giappone esistono
tipi di cabine telefoniche diverse a seconda dell’uso che se ne fa, distinguibili dal colore: quelle per le chiamate esclusivamente urbane, quelle abilitate anche alle interurbane e persino alcune specifiche per chiamare all’estero
Il cellulare ovviamente non prendeva, e quindi mi sono trovata dinanzi all’unica cosa da fare: arrangiarmi per
arrivare in qualche modo almeno a Tokyo...
Probabilmente è stato l’istinto di sopravvivenza, o forse la disperazione, fatto sta che sono riuscita a capire quasi subito che
sia taxi che pullman avevano prezzi proibitivi e che il mezzo migliore da prendere per lasciare Narita era sicuramente il treno.
Le classiche e onnipresenti
indicazioni “fumettose” erano abbastanza eloquenti e alla biglietteria parlavano inglese, quindi acquisto senza problemi il biglietto e mi incammino verso i binari. Solo a quel punto, però, mi rendo conto che
il biglietto era scritto TOTALMENTE IN GIAPPONESE, con una serie di ideogrammi e numeri indecifrabili, così come quello che avrebbe dovuto essere un CARTELLONE ESPLICATIVO...
Avvisto in lontananza il capotreno (l’ho riconosciuto subito perchè era vestito come quello del GALAXY EXPRESS
) e mi fiondo da lui a chiedere delucidazioni su quale fosse il mio treno e sulla mia carrozza...per scoprire con sgomento che il tizio non parlava nè capiva un’acca di inglese!!!
Fortunatamente dei ragazzi SPAGNOLI sono intervenuti nella conversazione dando origine ad una babele di lingue da cui se non altro sono emerse le informazioni che servivano...
Mortificatissimo per non essermi stato di grande aiuto (per i giapponesi è una questione di principio rendersi utili), il controllore mi accompagna personalmente al treno, alla carrozza e persino al mio posto a sedere...a quel punto restava solo da capire “solo” QUANDO E DOVE SCENDERE, dal momento che il treno proseguiva fino a Osaka...
Ed ecco fare capolino l’immancabile tecnologia ed efficienza giapponese:
in ogni scompartimento era presente uno schermo con una mappa elettronica in cui si illuminava man mano il tragitto percorso dal treno IN TEMPO REALE con le varie stazioni, indicate sia in ideogrammi che in romaji... dopo circa un’ora di treno, facendo attenzione a non staccare gli occhi da quella mappa, posso finalmente mettere piede alla tanto sospirata
stazione di Tokyo, per la precisione quella di Shitagawa, quartiere in cui avrebbe dovuto trovarsi la Mansion...stranamente però nessuno la conosceva, neanche i poliziotti...
Quando già stavo cominciando a preoccuparmi, è venuta in mio soccorso la
leggendaria gentilezza giapponese: due ragazzi, con i quali, parlando in uno stentato inglese scolastico e a gesti, per quasi un’ora ci siamo messi a cercare a piedi (nonostante loro avessero delle biciclette) l’albergo, che si è rivelato avere
un indirizzo per così dire INCOMPLETO...
Come è risaputo infatti, le strade in Giappone non hanno quasi mai un nome (a parte alcune molto importanti), e ciò che viene chiamato
“indirizzo” è spesso solo l’indicazione del quartiere e dell’isolato, e poi il numero civico o direttamente il nome di ciò che cercate (locale o cognome che sia)...Tuttavia, essendo il quartiere di appartenza molto esteso, l’albergo si trovava dalla parte opposta!!!
Avevo dunque appena sperimentato sulla mia pelle il motivo per cui
i giapponesi integrano quasi sempre con una mappa gli “indirizzi”... Immagino che la mia amica avesse ritenuto superfluo darmi la mappa, dal momento che doveva venirmi a prendere e portarmici lei...ma a proposito, che fine aveva fatto dunque??
In realtà la poveraccia è tornata all’albergo poco dopo che c’ero arrivata io, semistravolta e col rimorso di avermi persa chissà dove...fino a quel momento era stata prima
IN UNA SPERDUTA STAZIONE IN MEZZO ALLE CAMPAGNE come quelle che si vedono in certi cartoni animati, dove passavano treni ogni morte di papa, assediata dall'umidità e dalle zanzare...per una distrazione non era scesa in tempo a Narita e s’era trovata arroccata lì per più di un’ora...poi, arrivata finalmente all’aeroporto, mi aveva cercata persino alla polizia e mi aveva ormai data per dispersa...
Insomma...quando ci siamo ritrovate in hotel dopo quella allucinante giornata, non sapevamo se abbracciarci o picchiarci...ma questa è un’altra storia... ^^”
Dopo questo travagliato inizio, la prossima volta finalmente comincerò a parlarvi del FULL IMMERSION NELLA VITA QUOTIDIANA GIAPPONESE A TOKYO...
Edited by Mirai - 21/12/2008, 12:01